Ciao Vincenzo,
i tuoi racconti mi stanno sfrocoliando una marea di idee; alcune storie hanno un “back-stage” emotivo, psico-drammatico, raccontato con una leggerezza stilistica struggente, che davvero fanno capire che le scelte dei protagonisti riguardo alle svolte di vita e ai lavori “inventati”, nascono da condizioni storiche e sociali inique, ingiuste.
Siamo sempre a bomba con la stessa tragica domanda: come abbiamo potuto permettere che si smantellasse un sistema, non perfetto ma perfettibile, per assistere impotenti a una restaurazione … ossia ad una vera dittatura dei potentati economico-finanziari.
E’ arrivato il tempo di riappropriarsi della qualità della vita; intanto si, narriamolo il lavoro, inventiamolo, ma cerchiamo di uscire da questa morsa soffocante!!!
Ecco, volevo dirti questo e poi vorrei dire ancora un milione di cose e mi piacerebbe davvero avere un confronto diretto con te, a voce, davanti ad un buon bicchiere, magari in compagnia del nostro comune amico … Amico!!