L’autore, che in questo periodo sta lavorando alla seconda edizione de La Notte del Lavoro Narrato, ama ripetere spesso «qualunque cosa tu abbia scelto di fare, fallo bene”; io, forse più realisticamente, direi “cerca di farlo bene”.
In questo romanzo fatto di tanti racconti il tema del lavoro è preminente. Non mancano spunti filosofici all’interno di un percorso di vita con persone a lui care e tratti di particolare ironia napoletana e come accade nella vita reale, vicende dolorose con la vitale commozione che ne consegue.
Scevro da ogni tipo di retorica, penso che momenti come quelli che stiamo attraversando e l’occasione che ci offre l’autore rispetto al romanzo e al lavoro a cui si sta dedicando, ci impongano parole e intenzioni serie.
In un contesto sociale come quello attuale, iniziative dello stesso tenore, in ogni caso come quelle che Moretti sta sviluppando in più parti del nostro Paese dovrebbero moltiplicarsi ancora di più e non solo in Italia.
Siamo soffocati e incalzati da segnali negativi da ogni angolo del pianeta e in Italia la fanno da padrone, la mala politica, la corruzione insieme alla malavita organizzata, una disoccupazione pesantissima per i nostri giovani, forse l’elemento più drammatico, iniziative di guerra vicino alle nostre aree e oltre.
In tutto queste brutture emerge l’odio tra gli essere umani, perché ogni ragione sembrerebbe quella vera, per cui ognuno si sente portatore di verità. Ma l’odio chiama altro odio e solo la cultura, a qualunque livello, è in grado di restituire agli uomini la capacità di dialogare e quindi di risolvere i problemi prima dell’irreparabile.
Il lavoro e con esso la cultura più nobile che lo rappresenta – ci dice l’autore e come si può non essere d’accordo -, è un tema dominante ed è allo stesso tempo una branca essenziale della nostra vita. La mancanza di lavoro o le modalità con il quale viene attuato indirizzano la civiltà e quindi la cultura e quindi il dialogo. Ogni rifiuto della cultura in generale porta alla conseguenza del “muro contro muro”, producendo livelli di oscurantismo del quale la storia dell’umanità è piena sin dalle proprie origini.
Dialogare è cultura di tolleranza e di solidarietà e talvolta di floridezza economica.