Caro Vincenzo,
in “Testa, Mani e Cuore” mi ci sono rivisto più volte: la mia giovinezza, il mio lavoro, i miei luoghi … Mi voglio soffermare sull’APE 150 cc. della Piaggio che appartiene alla mia giovinezza …
LA LAPA (APE della Piaggio)
Nel 1966 avevo dodici anni, mio padre non faceva più il “cannataro” (artigiano che costruisce manufatti in argilla per uso domestico: cannate, piatti, vasi, stampi per la marmellata o per la mostarda ) e si occupava della manutenzione del campo di calcio della locale squadra che militava in serie D.
Il rettangolo di gioco, delle dimensioni approssimative di metri 90 x 60, andava regolarmente sistemato (spianare le buche, togliere qualche filo d’erba) ed infine andava “rastrellato” con un rastrello in ferro abbinato ad un ampio tappeto della larghezza di circa due metri.
Per tirare questo tappeto mio padre si avvaleva di una “lapa” …. in siciliano si chiama così la famosa APE della Piaggio.
Visto che ero ormai “grandicello” e che il “circuito” ricadeva in area “quasi privata” e non c’era pericolo di scontrarsi con altri mezzi … a dodici anni cominciai a guidare “la lapa”.
Si iniziava dal perimetro esterno e poi, come una grande spirale, si percorreva tutta la superficie del campo fino ad arrivare al centro.
La lapa aveva i suoi “annetti” anzi era … maggiorenne, talvolta stentava a partire (avviamento a pedale), si ingolfava, si formava il “coccio” nella candela”, si bucavano le camere d’aria delle tre ruote ormai lisce.
Per me era una festa … più che un lavoro. All’epoca avevo quattro cani: tre maschi ed una femmina. I tre maschi … appena sentivano che io mettevo in moto la lapa … saltavano sul cassone e mi facevano compagnia per tutta la durata del “rastrellamento” … volevano provare l’ebbrezza della velocità …
Caro Vincenzo,
il libro non l’ho ancora finito di leggere … dopo che l’avrò letto comincerò a studiarlo … poi lo dovrò metabolizzare … per adesso solo una piccola anteprima … l’artigiano: un lavoro fatto con la testa, con le mani ma principalmente con il … cuore.
Non ho potuto fare a meno di pensare a mio padre … quando nemmeno ventenne … plasmava la creta e la rendeva viva … le mani “n’critate” … il tornio che girava docile alla spinta del piede … il vaso che si alzava come per magia … cose di altri tempi.