Capisco se un libro mi è piaciuto quando, una volta finito, ne sento la mancanza.
Quasi due settimane e ancora ci penso. Ripenso, con malinconia, ad un omone umile e forte, lavoratore indefesso, padre di una grande famiglia. Ripenso, con le parole di mia madre nella mente “ricordati dei giapponesi, la cura degli oggetti!!!”, alla cara cardarella, trattata con tanta cura e premura da mani sciupate e un po’ sgraziate. Ripenso, con senso di colpa, al mio vecchio vocabolario di latino, a come vorrei chiedergli scusa per averlo abbandonato, subito dopo il liceo. E poi c’è l’incontro con via Canova, un discorso a parte, che non riesco ancora a commentare. E poi il finale merita davvero un elogio, tutto il mio apprezzamento, con un sorriso che viene dal cuore … meraviglioso, commovente. Oggetti, persone, storie di vita, che dal particolare si riallacciano al tumulto dell’universale, facendoti sentire parte di un sistema che sembra essersi estinto, ma invece ancora intatto, attivo e coinvolgente, è fatto di persone oneste e per bene.
Per me un romanzo ricco, ricco di poesia.