Irene Gonzalez

Irene è mia nipote, come potete leggere dal primo rigo. Ora non dirò che lei di libri ne legge tanti, che è una critica letteraria, che sa essere dura q.b., come dimostrano le mail che mi ha mandato quando ha letto le prime stesure del volume. Dico invece che funziona come dico io, che quando si dice o si scrive quello che si pensa davvero chi legge se ne accorge, persino quando a scrivere è una persona che ti vuole bene a prescindere. Quello che cerchiamo io e Alessio Strazzullo, il regista di La tela e il ciliegio, è esattamente questo: persone che dopo aver letto il libro e dopo aver visto il film raccontano quello che hanno pensato e provato “o veramente”.
ps.
Irene ancora non lo sa, ma le ho “censurato” tre righe del commento. Un pò perché sono troppo personali e tanto perché svelano il finale, e questo non va bene. 🙂

fiscina1Caro zione, come promesso, ieri ho finito il tuo libro. o meglio sarebbe dire il nostro libro, perché c’è tanto di noi, della nostra famiglia, di quello che ha segnato le nostre vite e in cui crediamo, che è impossibile non sentirsene parte. e anche perché nel momento in cui uno scrittore trova anche un solo lettore, il libro smette di appartenergli in esclusiva e diventa un bene condiviso.
Devo dire che mi ha commosso molto. Tutta la cornice mi ha commosso molto. L’ultimo capitolo, quello di dieci anni dopo, ancora di più. Perché è un finale alternativo che solo la letteratura può rendere vero, e perché tutto il dolore per la perdita di un essere tanto amato come un fratello, tutti i nostri discorsi sulla vita e sulla morte, tutti i discorsi tra me e te stanno lì, racchiusi in quelle ultime pagine.
Confermo la mia interpretazione, questo non è un libro sulla morte, è un libro che tenta disperatamente di dare una risposta alla morte attraverso il lavoro. Che ci riesca o meno, sta a ogni lettore giudicarlo: a fine libro, ognuno saprà se rimane col dolore o con una dolorosa speranza. Io non lo so dove rimango…forse a metà strada tra il dolore della perdita e la speranza di trovare un senso.
Fatto sta che hai scritto un bel libro. un libro difficile, a volte troppo, a volte così tuo che non si riusciva a starci dietro. Altre volte invece talmente poetico e universale da ritrovarcisi per forza.
Ti voglio bene, ma tanto tanto tanto.
Irene

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