Bruno Ugolini

Fonte: l’Unità

“Il libro, in realtà. non rappresenta l’ennesimo trattato, ma è un vero e proprio romanzo. I protagonisti sono certo le persone come Andrea che va in America, Alvise che lavava i motori navali e poi diventa professore, la ferroviera macchinista, Tonino con Pasquale che creano il loro primo film. Nel rapporto col lavoro troviamo però una serie di elementi che affollano le vite operose di tante donne e uomini. Come utensili «parlanti» quali la «cardarella» (il secchio dei muratori), il vocabolario caro a Di Vittorio, l’etichetta giapponese «Kamban», l’Ape trasportatrice. E poi i luoghi: la piazza, l’osteria, la cattedrale, internet. E infine la connessione tra il lavoro e il futuro, le idee, la solidarietá, la collaborazione. Tanti capitoli e tanti racconti intrecciati alla storia di Libero, un fratello colpito da un morbo incurabile, in una tenera, emozionante e scoppiettante, malgrado tutto, cornice partenopea. Con una scrittura brillante che sa come dice il titolo, di testa, di mani e di cuore. Tre elementi che dovrebbero appartenere al lavoro oggi «perché nel lavoro tutto è facile e niente è facile, è questione di applicazione, dove tieni la mano devi tenere la testa, dove tieni la testa devi tenere il cuore, altrimenti non diventerai mai un bravo artigiano». Con una visione che potrebbe far pensare al passato «fordista» e non al presente fatto spesso di call center e di boom dei servizi, con progressivo ridimensionamento dell’apparato industriale. Eppure di testa, mani e cuore c’é ancora bisogno.”

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